CURS 2001-2002

La Societat Catalana d’Història de la Ciència i de la Tècnica (SCHCT) organitza, com cada curs, els Col·loquis d’Història de la Ciència i de la Tècnica, que s’adrecen a totes les persones interessades en aquesta temàtica. Les sessions són obertes a tothom i, llevat que no es comuniqui el contrari, se celebraran a les 19.00h a l’Institut d’Estudis Catalans (Carme, 47 – 08001 Barcelona). Per a més informació, adreceu-vos a algun dels membres de la comissió organitzadora (Agustí Camós, Pere Grapí, Emma Sallent, Carles Puig (coord.)) o truqueu a la Secretaria de la Societat, tel. 93-324 85 81, de dilluns a dijous de 16 a 20 hores; i divendres de 8,30 a 14 hores.

ProgramaOCTUBRE 2001 (divendres 26)
Homenatge a Ernest Lluch
Lluís Argemí d’Abadal (Universitat de Barcelona)
Aspectes científics de la revolució agrícola

“La meva recerca intenta relacionar l’evolució de tres camps científics, teòrics o aplicats. Aquests camps, el de la ciència o història natural, el de l’agronomia i el de l’economia política, van viure, en el període que va des de principis del segle XVIII fins mitjans del segle XIX, un desenvolupament singular que va suposar un canvi substancial en la seva estructura i en els mètodes que utilitzaven.

Malgrat que els canvis soferts per cada camp van ser qualitativament distints, el paral·lelisme existent entre els tres presenten uns punts de contacte que permet analitzar les interaccions que van existir entre ells.

No obstant això, esta investigació se centra en els avenços agronòmics i en els seus efectes en les teoria econòmiques, per la qual cosa l’eix central es desenvolupa en el camp de l’agronomia, i per això el període estudiat comprèn l’edat d’or de la mateixa, el segle llarg que va de Jethro Tull a Liebig, autor amb què van parèixer desvetllats els secrets de la mateixa, i va començar la seva decadència.

L’agronomia complia, en aquest temps, la funció de pont entre les teories científiques i els resultats econòmics, quantitatius i qualitatius.

La recerca es centra en l’evolució de la teoria o del pensament, o sigui en la història intel·lectual, no en la realitat econòmica o agrícola. Però convindrà tenir en compte aquesta realitat, encara que només siga per a constatar com la revolució agrària era quelcom que, en casos puntuals i limitats, anava per davant de les explicacions o interpretacions científiques i econòmiques de la mateixa o de les seues causes.”

NOVEMBRE 2001 (divendres 30)
Jesús Català (Universitat de València)
Ésser naturalista al País Valencià del primer terç del segle XX

DESEMBRE 2001 (dimarts 11)
Homenatge a Emili Huguet del Villar(1871-1951). Geògraf i naturalista
Hi participaran
Jaume Porta (Universitat de Lleida)
Santos Casado (Universidad Autónoma de Madrid)
[acte organitzat conjuntament amb la Societat Catalana de Geografia i la Societat Catalana d’Història Natural]

DESEMBRE 2001 (dijous 13-divendres 14)
Curs:Ciència, expedicions i colonialisme al Nord d’Àfrica
Hi participaran
Jorge Molero (Universitat Autònoma de Barcelona)
13 desembre
“Saneando los campos mogrebinos”. Ciencia, Medicina y Colonización en el protectorado de españa en marruecos (1912-1956)

Patrice Bret (CRHST, Cité des sciences et de l’industrie, Paris)
14 de desembre
Science in Napoleon Bonaparte’s expedition to Egypt: beyond the Description de l’Egypte, empty dreams ans reverse visions of a cultural encounter

Even though the military expedition and conquest of Egypt had been a considered question in late 18th-century France, Bonaparte’s scientific expedition (1798-1801) as it finally occurred has been prepared in a hurry. It was based upon two well-established scientific traditions of the power (the great marine expeditions around the world and the revolutionary practice of the Commissions des sciences et arts operating in conquered territories) and developed in a complex ideological context (oriental despotism, idea of progress and civilization, idea of regeneration)— beside the political context. Therefore, it must be carefully looked at as a special event, which foreruns later military and scientific expeditions (such as the ones to Morea and Algeria) and colonization; but one must be cautious not to analyse it under the sole light of further colonization.

After a brief survey of scientific practices and results, which has been thoroughly studied after the Description de l’Egypte, the paper will focus on three less known topics which highly question the modernization of Egypt and the “colonial” context of the expedition. The first one is the scientific and technical education —a major theme in the Enlightenment and revolutionary ideology of regeneration— eventually restricted to the French wants. The second one is the problem of transfer of technology and know-how in industry and agriculture, which reveals antagonist positions in the French side and must be also questionned in a reverse flux. The last one is the political and technical administration of the territory as a good field to look at the difficult encounter of cultures (with a special interest in matters of town planning, public hygiene and prevention of disease).

GENER 2002 (divendres 18)
Francesc Xavier Barca Salom (Universitat Politècnica de Catalunya)
Onofre Jaume Novellas (1787-1849) Matemàtic i Astrònom Torellonenc
Lloc: Biblioteca Dos Rius, Plaça Vella s/n de Torelló – Hora: 20,30

GENER 2002 (divendres 25)
Alessandra Ferraresi(Università di Pavia)
L’ingegneria elettrica al Politecnico di Torino nella seconda metà dell’Ottocento

La relazione dà preliminarmente alcuni cenni di inquadramento sul sistema di istruzione tecnica superiore nell’Italia post-unitaria; si concentra poi sul “sistema politecnico” di Torino, costituito dall’interazione di tre istituzioni: l’Università (dove, dalla metà del secolo XVIII esisteva un corso per la formazione di architetti civili e ingegneri idraulici), la Scuola di applicazione per gli ingegneri, istituita nel 1859, il Museo industriale italiano fondato nel 1862 per promuovere l’innovazione e lo sviluppo industriale del paese e dotato di corsi di ingegneria industriale dal 1866. Nel 1906 tale “sistema” si trasformò, con la fusione tra la Scuola di applicazione e il Museo industriale, nel Politecnico, al quale venne affidato l’intero corso di ingegneria, compresi gli insegnamenti di matematica e di scienze di base in precedenza monopolio dell’Università.

Torino fu la sede più frequentata d’Italia: vi si formò tra il 1860 e il 1914 il 35% degli ingegneri italiani che si potevano laureare in ingegneria civile e, dal 1879, in ingegneria industriale. Dagli anni Novanta aumentarono progressivamente i laureati in ingegneria industriale che alla fine del decennio superarono gli ingegneri civili.

Solo nel 1906 la laurea ‘generalista’ in ingegneria industriale si scisse in due specializzazioni: ingegneria meccanica e ingegneria chimica, mentre nel 1913 venne riconosciuto, nell’ambito di ingegneria meccanica, un curriculum specifico di elettrotecnica.

Nonostante questo lungo iter istituzionale, che rispecchiava la scarsa flessibilità del sistema di istruzione superiore italiano e la preferenza per un ingegnere “enciclopedico” piuttosto che specialista, l’elettricità ebbe un ruolo di primo piano nella crescita dell’ ‘offerta formativa’ a Torino, per una serie di fattori concomitanti. In primo luogo vi era un contesto favorevole a livello nazionale allo sviluppo delle ‘applicazioni elettriche’, in modo particolare a Torino, dove la necessità di trovare una soluzione al problema energetico – prerequisito essenziale per promuovere lo sviluppo industriale della città – aveva sollecitato un precoce interesse verso l’elettricità come forza motrice. In secondo luogo il docente che prese l’iniziativa nel 1886 di istituire un corso teorico-pratico di elettrotecnica di perfezionamento per ingegneri già laureati fu Galileo Ferraris, tecnologo di punta oltre che scienziato eminente, il quale in quegli anni stava lavorando sulla teoria del trasformatore e sulla scoperta del campo magnetico rotante.

Il corso di elettrotecnica iniziato da Ferraris (e da lui tenuto sino al 1897) venne riconosciuto nel 1888 dal Ministero di agricoltura, industria e commercio come “Scuola con laboratorio di elettrotecnica” ed esso venne progressivamente aperto anche agli studenti di ingegneria industriale, oltre che ai laureati in discipline scientifiche e agli ufficiali delle armi ‘dotte’ e della Marina.

La Scuola di elettrotecnica (che nel 1898 prese il nome di Scuola superiore di elettrotecnica) assolse nel tempo numerose funzioni: fu centro di formazione per gli studenti e di specializzazione per ingegneri neolaureati; fu centro di aggiornamento per ingegneri già inseriti, anche da parecchi anni, nel mondo del lavoro; fu – specialmente sotto la direzione di Galileo Ferraris e attraverso il lavoro dei suoi allievi Ricardo Arnò, Luigi Lombardi e Alessandro Artom – centro di ricerca tecnico-scientifica; fu centro di istituzionalizzazione di nuovi insegnamenti (telegrafia e telefonia, costruzioni elettromeccaniche, impianti elettrici) che, iniziati come corsi liberi, entrarono poi stabilmente nel curricolo di ingegneria elettrica; fu sede di una laboratorio di taratura e prova e collaudi per la pubblica amministrazione e per l’industria nazionale.

Tutte queste funzioni non si svolsero comunque armoniosamente, ma si sovrapposero e, specialmente, nel primo decennio del secolo il sovraccarico didattico e il lavoro di routine, oltre che la perdita degli elementi migliori del gruppo di ricerca che si era raccolto intorno a Ferraris, misero in secondo piano l’attività di ricerca e i rapporti di collaborazione con l’industria.

Nel 1914 la Scuola così come era stata concepita da Ferraris aveva perso gran parte della sua funzione, come testimonia il drammatico calo degli iscritti, mentre cominciavano ad avviarsi progetti per costituire laboratori di ricerca slegati dall’attività didattica.

E’ indubbio però che una larga parte degli ingegneri impegnati nell’industria elettrica ed elettrotecnica italiana si iscrisse alla Scuola di Torino (anche se molti non si diplomarono); restarono però frequenti anche altri percorsi formativi, specialmente con all’estero, mentre per molti ingegneri la formazione avvenne direttamente ‘sul campo’, nel quotidiano lavoro nell’industria.

FEBRER 2002 (divendres 22)
Maria Rosa Massa (Universitat Politècnica de Catalunya)
L’algebrització de les matemàtiques: Pietro Mengoli(1625-1686)

Gràcies a les traduccions llatines dels geòmetres grecs, a finals del segle XVI, es va produir una revifalla d’investigacions geomètriques sobre temes arquimedians, en particular sobre el càlcul d’àrees i volums de figures geomètriques. Des de l’any 1600 al 1680 els procediments emprats per diferents matemàtics varen donar lloc a variades versions d’infinitesimals i indivisibles. Bonaventura Cavalieri (1598-1647) va ser un dels primers a desenvolupar un nou mètode d’indivisibles que tenia com a principal virtut la seva fertilitat ja que resolia problemes clàssics i nous obtenint resultats que coincidien amb els coneguts per altres vies: Euclides, Arquimedes i altres. Per altra banda, al mateix temps l’aparició de l’obra de Viète In Artem Analyticam Isagoge (1591) va introduir la utilització dels símbols dins la matemàtica posant en connexió l’àlgebra amb la geometria. Aquest camí de Viète seria aprofundit més tard per Descartes amb la Géométrie (1637), per Fermat i per altres amb les seves obres. Pietro Mengoli (1625-1686), matemàtic bolonyès deixeble de Cavalieri, també va desenvolupar l’àlgebra de Viète en el seu nou mètode de quadratures de la seva obra Geometriae Speciosae Elementa (1659).

MARÇ 2002 (divendres 15)
Josep Miquel Vidal (Institut Menorquí d’Estudis)
La Ciència a Menorca en la segona meitat del segle XIX i principis del segle XX

La segona meitat del segle XIX va sorgir a Menorca una petita, però molt creativa, generació de científics, que al llarg de quaranta anys van dur a terme una important tasca d’investigació de determinats aspectes del medi natural menorquí. El treball d’aquesta generació es va veure afavorit per l’existència d’una conjuntura sicioeconòmica positiva a l’illa que va fer possible, durant els anys immediatament posteriors a la revolució de setembre del 1869, l’aparició d’un clima favorable a tot tipus de desenvolupament creatiu. En aquestes circumstàncies van traspuntar a Menorca les figures del botànic J.J Rodríguez Femenias, el qual és una peça clau en el naixement de l’algologia a la Mediterrània occidental, i l’entomòleg i malacòleg Francesc Cardona i Orfila. Un poc més joves que aquests naturalistes són el farmacèutic i meteoròleg Maurici Hernández Ponsetí, que establí una relació científica amb Fontserè, i el farmacèutic i ictiòleg Ferrer Aledo, que comptà amb Odón del Buen entre els seus corresponsals. Juntament amb el treball d’aquests investigadors illencs cal destacar la presència regular a l’illa de diversos investigadors d’altres països europeus, com Hermite, Nolan, Willkomm i Braun, que contribuïren amb els seus treballs al coneixement del medi natural de l’illa i el promocionaren arreu dels centres d’investigació del continent.

ABRIL 2002 (divendres 26)
Ana Carneiro (Faculdade de Ciências e Tecnologia. Universidade de Lisboa)
A controvérsia em torno do atomismo, na química do séc. XIX

A querela em torno do atomismo ocorrida em 1877, na Academia das Ciências de Paris, envolveu duas personagens emblemáticas Marcellin Berthelot e Adolphe Wurtz. Nesta conferência, mais do que concentrar-me no bem conhecido debate, irei analisar duas ordens de questões: a primeira prende-se com o facto dos dois contendores pertenceram a tradições culturais distintas, sendo este facto relevante para compreensão das suas respectivas posições face à teoria química; a segunda respeita à importância dos grupos ou escolas de investigação na afirmação de teorias científicas e, neste caso, do atomismo.

Tendo em conta estes dois mesmos parâmetros e, ainda, o peso da cultura francesa na cultura e ciência portuguesas, será analisada de que modo as principais escolas portuguesas de ensino superior reagiram ao atomismo.

MAIG 2002 (dissabte 18)
Carles Puig Pla (Centre de Recerca per a la Història de la Tècnica ETSEIB-UPC)
D’Alpens a Veracruz: Fra Agustí Canellas (1765-1818), catedràtic de l’Escola de Nàutica de Barcelona
Lloc: CEIP d’Alpens, carrera Lluçanesa 8, ALPENS (Osona) – Hora: 19,30

MAIG 2002 (divendres 24)
Enrico Antonio Giannetto (Università di Pavia)
Poincaré e la concezione elettromagnetica della natura

La concezione elettromagnetica della natura ha radici profonde nella storia delle culture, e certamente si è sviluppata attraverso l’elaborazione della fisica e della tradizione bruniano-leibniziane. Da un lato, attraverso la Naturphilosophie nella fisica tedesca e, dall’altro lato, soprattutto nella fisica inglese. Mentre, solitamente si ritiene che la concezione elettromagnetica della natura sia stata superata dagli sviluppi della fisica del Novecento, qui si mostra come la concezione elettromagnetica della natura sia alla base della trasformazione relativistica della fisica e trovi appunto un suo compimento nella nuova dinamica relativistica creata da Poincaré nel 1905. Tale connessione è di grande rilevanza per comprendere anche la prima ricezione della teoria della relatività speciale in un paese come l’Italia.

MAIG 2002 (dissabte 25)
Antoni Roca Rosell (Escola Tècnica Superior d’Enginyeria Industrial UPC)
L’astrònom Josep Comas i Solà i les bases socials de la ciència a Catalunya
Lloc: Castell de Montesquiu. MONTESQUIU (Osona) – Hora: 20,00

MAIG 2002 (divendres 31)
150 ANYS DEL NAIXEMENT DE RAMON Y CAJAL
Laura Otis (Max Planck Institut für Wissenchaftsgeschichte, Berlin)
Narraciones pseudocientíficas? Los “Cuentos de vacaciones” de Santiago Ramón y Cajal
Lloc: Aula Magna, Facultat de Biologia, Universitat de Barcelona, Av. Diagonal, 645
Hora: 16,00

XARXA TEMÀTICA D´HISTÒRIA DE LA CIÈNCIA I DE LA TÈCNICA