Coordinadora: Emma Sallent Del Colombo
→ Retransmissió: https://youtube.com/user/comunicacioiec
Resum: Iniciem un nou cicle de col·loquis que pretén apropar-se a la història natural des d’una vessant multidisciplinària, o si es prefereix, contaminada per investigacions d’àmbits propers, com la història cultural i política o la història de l’art. També ens interessa explorar espais lingüístics que s’allunyen dels estàndards i que ens permeten enriquir les recerques amb historiografia provinent de tradicions plurilingües. Enguany proposem dues sessions: en la primera presentem una novetat historiogràfica que representa el llibre de Sabina Brevaglieri: Natural desiderio di sapere. Roma barocca fra vecchi e nuovi mondi (2019), del que hem usurpat el títol per el cicle i del que destaquem el “cantiere di produzione naturalistica” que representa la Roma que envolta Federico Cesi, l’Accademia dei Lincei i l’edició del Tesoro Messicano (1651). En la segona, Christine Kleiter ens apropa a la producció relacionada amb els ocells de Pierre Belon. El tema es abordat des d’un punt de vista relacionat tant amb l’àmbit conceptual, de representació i figuració, com de catalogació.
Col·loqui: Sabina Brevaglieri, Johannes Gutenberg-Universität Mainz, “Natural desiderio di sapere. Roma barocca fra vecchi e nuovi mondi”.
Natural desiderio di sapere è, nel 1616, per Federico Cesi, Principe linceo, modo plurale di pensare la conoscenza e il suo ruolo sociale e politico, di fronte all’incertezza innescata dall’allargamento del mondo, dal profilarsi di nuovi modi di comprendere i rapporti fra uomo e natura, dal confronto con una vita di corte, dominata dall’interesse individuale. Centro della rivendicazione universalistica pontificia e spazio comunicativo fra vecchi e nuovi mondi, Roma emerge, all’alba della guerra dei Trent’anni, come teatro barocco di un progetto di capitalizzazione dei saperi, che mobilita appassionati virtuosi, filosofi “straccioni”, medici mediatori, agguerriti pittori, scultori in gara con la natura, missionari in cerca di legittimazione. Raccontare –in modo del tutto nuovo – l’affascinante storia del Tesoro messicano, imponente volume, tardivamente pubblicato nel 1651, significa, così, ricostruire un cantiere di produzione naturalistica, fra sconosciuti exotica e artefatti stranamente familiari, scambi e competizioni, conflitti e negoziazioni, pubblicità e segreto, individuando nei saperi una potente lente per la dinamica storica.
Data i lloc: 09 de gener de 2020, de 19:00 a 21:00, Sala Pere i Joan Coromines, Institut d’Estudis Catalans (carrer del Carme, 47, Bcn).
Full de presentació del llibre
Més informació sobre Sabina Brevaglieri:
Sabina Brevaglieri è dottore in Storia moderna presso l’università di Firenze. E’ stata successivamente Max Weber Fellow presso lo European University Institut di Fiesole (Fi); IEF Marie Curie Fellow presso la Johannes Gutenberg Universität di Mainz (JGU) e Long term Fellow in the History of Knowledge presso il German Historical Institute di Washington. Dal 2013, Brevaglieri è professore a contratto presso la JGU, dove insegna storia dei saperi. Fra le sue pubblicazioni si ricordano il numero monografico (con A. Romano) Produzione di saperi/costruzione di spazi, «Quaderni Storici», 142, n. 1, 2013 e i saggi Medici e mediazione politica all’inizio della Guerra dei Trent’Anni: la corte di Assia-Darmstadt e le storie naturali di Roma, in Tramiti. Figure e Spazi della mediazione politica, a cura di M. A. Visceglia e altri, Roma, Viella, 2015 e Science, Books and Censorship in the Academy of the Lincei. Johannes Faber as cultural mediator, in Conflicting Duties. Science, Medicine and Religion in Rome (1550-1750), a cura di M.P. Donato e J. Kraye, Londra-Torino, Warburg Institute Colloquia, 15, 2009.
Col·loqui: Christine Kleiter, Kunsthistorisches Institut in Florenz (Max-Planck-Institut, Florència), “Uccelli da gabbia o oggetti da studio? Uccelli esotici e la loro ricezione in arte e storia naturale nell’esempio di Pierre Belon”.
Dalla gallina faraona nelle voliere nell’antichità al pappagallo nei Palazzi dei Papi nel Medioevo, gli uccelli “esotici” hanno popolato per secoli le ‘gabbie’ per loro costruite in Europa. Erano e sono tuttora oggetti di scambio preziosi. Di molte di queste specie trattavano già le Storie naturali dell’antichità classica, a partire da Aristotele e Plinio il Vecchio, e i naturalisti del Cinquecento si rifacevano a questo sapere antico, anche se tale rilettura implicava spesso interpretazioni errate. Il dilemma più pressante per i naturalisti di quell’epoca era però un altro: come fare con il gran numero di uccelli non indigeni, i cosiddetti uccelli “indiani”, che arrivavano per mare in Europa e popolavano come exotica le voliere di corte? Come descriverli, classificarli, e infine quale nome dare loro? Uno dei protagonisti di questo specifico momento fu il naturalista francese Pierre Belon. Belon pubblica nel 1555 uno dei primi trattati stampati su volatili con illustrazioni: L’Histoire de la nature des oyseaux, avec leurs descriptions, & naïfs portraicts retirez du naturel. Le conoscenze acquisite grazie a viaggi di studio, o attraverso l’analisi di uccelli vivi, morti o imbalsamati, oppure, ancora, tramite descrizioni da parte di terzi, vengono da Belon ordinate in forma di trattato scientifico e affiancate da xilografie delle specie in questione. Tuttavia, i trattati di storia naturale non sono gli unici che, nel Cinquecento, diffondono nozioni riguardanti le specie di volatili di cui si era appena fatta conoscenza in Europa. Gli uccelli raffigurati in affreschi, pitture e sculture non esplicano infatti solamente una funzione decorativa, ma possono denotare un particolare interesse enciclopedico del committente e il desiderio di questi, in tal modo, di ‘possedere’, ‘ingabbiare’ e ‘catalogare’ le nuove scoperte. La presentazione si concentrerà sul trattato di Belon esaminandolo per quanto riguarda l’aspetto specifico degli uccelli esotici. Partendo da qualche caso di studio, vorrei analizzare in che modo uccelli ‘sconosciuti’ furono introdotti in Europa, dove è possibile rintracciare il sapere accumulatesi su di loro, come venivano implementate queste conoscenze nel sistema preesistente, come, ancora, questi uccelli venivano descritti e rappresentati. Per finire, vorrei trattare la raffigurazione di questi volatili in alcune opere d’arte mettendo in luce il loro possibile rapporto diretto con l’opera scientifica di Belon.
Data i lloc: 16 d´abril de 2020, de 19:00 a 21:00, Sala Pere i Joan Coromines. Institut d’Estudis Catalans (carrer del Carme, 47, Bcn).
Més informació sobre Christine Kleiter:
Christine Kleiter, M.A. ha studiato Germanistica, Italianistica, Studi Interculturali, Storia dell’Arte ed Economia Aziendale alle Università di Augsburg, Bonn, Firenze e Passau. Laureatasi in triennale nel 2010 alle Università di Bonn e Firenze con una tesi in Storia della Lingua Italiana, nel 2013 ha ottenuto la laurea magistrale all’Università di Passau con una tesi in Storia dell’Arte intitolata “La Fontana dell’Elefante a Catania – sull’iconografia politica di un animale nella Storia Moderna” (relatore: Michael Thimann). Nel 2014 ha incominciato il suo progetto di dottorato all’Università di Göttingen sull’opera L’Histoire de la nature des oyseaux di Pierre Belon (relatori: Michael Thimann, Karin Leonhard). Da ottobre 2018 è borsista del Cusanuswerk in Germania. Dal 2015 al 2018 ha lavorato come assistente di ricerca al Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut (dipartimento Gerhard Wolf), con cui da ottobre 2018 prosegue un rapporto di collaborazione.